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“Lo Yoga é Yoga!”

Lo Yoga su cui si basa il Centro ANKIDA e’ lo Yoga della Cultura dei Rishi trasmessa dal Maestro Yogiraj Aruna Nath Giri, che a sua volta ha ricevuto gli insegnamenti dal suo Maestro Yogarishi Dr. Swami Gitananda Giri.

Il Maestro Yogarishi Dr. Swami Gitananda Giri e il Maestro Yogiraj Aruna Nath Giri

Lo Yoga della Cultura dei Rishi prende le origini dall’Ashtanga Yoga (1) ed usa tecniche provenienti dall’ Hatha Yoga, dal Raja Yoga, dallo Jnana Yoga e fa ampio uso di tecniche di Pranayama. E’ una fusione tra l’Ashtanga Yoga Classico  del Bengala e la tradizione dello Yoga Sidda del sud dell’India.

Il programma che viene svolto è suddiviso in livelli attraverso i quali si praticano le tecniche dello Yoga della cultura Rishi in modo graduale. Affinchè la pratica diventi vera consapevolezza è necessario imparare Asana e krya, il respiro completo come base dei Pranayama, le tecniche di concentrazione per condurre la mente ai livelli della Meditazione. L’azione di queste antiche tecniche ha un forte impatto sul corpo e sul sistema nervoso e volge a portare equilibrio ed armonia in tutti i piani.

(1) Asthanga Yoga, dagli Yoga Sutra* di Patanjali,  significa “Yoga delle 8 parti (Anga)” e  non è da confondersi con il tipo di Yoga noto al mondo moderno come “Asthanga yoga”  e diffuso dal maestro Pattabhi Jois . Quest’ultimo si rifà ovviamente agli insegnamenti del testo di Patanjali, ma è caratterizzato da uno stile di pratica in cui si esegue una serie di posizioni fisse.

* Dagli Yoga Sutra di Patanjali le 8 membra o 8 parti (Anga) dello Yoga sono: Yama, Nyama, Asana, Pranayama, Pratyahara, Dharana, Dyana, Samadhi

Il Parampara (catena che non si spezza – lignaggio – tradizione)

Lo Yoga della Cultura Rishi trasmessa al Maestro Yogiraj Aruna Nath Giri dagli insegnamenti del suo Maestro Yogarishi Dr. Swami Gitananda Giri è una fusione tra l’Ashtanga Yoga Classico promulgato dal Yogamaharishi Swami Kanakananda Brighu del Bengala e la tradizione dello Yoga Sidda del sud dell’India rappresentato da Srila Sri Kambali Gnanananda Desiga Swamigal di Pondicherry.

IL MAESTRO

L’importanza della figura del Maestro nello Yoga

Il GURU – portatore di Luce

Secondo l’interpretazione della tarda Advaya tāraka Upaniṣad (14-18), il termine guru origina dalle radici gu («oscurità») e ru («svanire»), significando quindi «colui che disperde l’oscurità».

Dato che gli insegnamenti sono trasmessi oralmente da maestro ad allievo la guida di un Maestro è essenziale nel prcorso dello Yoga. Sono bellissime le pagine tratte dalla trascrizione dei discorsi di Ramana Maharishi che riflettono sulla profonda dinamica della figura del Maestro. Eccone un estratto:

Le Istruzioni (Upadesa) pg 62, 63

3. Quali sono, dunque, le caratteristiche di queste istruzioni [upadesa]?

La parola upadesa significa ‘vicino al seggio o al luogo [upa: vicino; desa: luogo o seggio].

[Sul seggio] c’è il maestro, che incarna il significato dei termini sat cit ananda [ ‘esistenza’, ‘coscienza’ e ‘beatitudine’]; [vicino a lui] il discepolo che, a causa della sua accettazione delle forme degli oggetti dei sensi, ha deviato dalla sua condizione reale e di conseguenza è frustato e vive in un altalena di gioia e dolore.

Il maestro impedisce al discepolo di andare avanti in quel modo e lo rende stabile nella sua vera natura, libera dalle differenziazioni. Upadesa significa anche mostrare un oggetto che è lontano come se fosse vicino. Si fa capire al discepolo che il brahman, egli crede distante e differente da sé, in realtà è vicino e per nulla diverso da  lui stesso.

6. Perché si dice che il discepolo consegue il proprio vero stato attraverso la grazia del maestro?

E’ come l’elefante che, vedendo un leone nel sogno, si sveglia. Proprio come l’elefante si sveglia alla semplice vista di un leone, così è certo che il discepolo incontrando lo sguardo benevolo del maestro, si risveglierà dal sonno dell’ignoranza destandosi alla vera conoscenza.

Ramana Maharishi, Opere, Astrolabio Ubaldini, ed 2012, La ghirlanda delle istruzioni spirituali  pg. 62-63

Ramana Maharishi dall’età di 17 anni visse la sua vita ai piedi del monte Arunachala (nelle vicinanze della città di Tiruvannamalai), uno dei più sacri dell’India. Ramana Maharshi, nei primi anni dopo l’illuminazione, stava per lo più in silenzio. Quando i ricercatori spirituali lo interrogavano, rispondeva per iscritto, spesso sulla sabbia della grotta dove abitava. Altre volte parlava. Alcuni di questi dialoghi venivano trascritti dai discepoli e, una volta redatti, erano sottoposti alla sua approvazione. Così vennero pubblicate le opere in prosa.

MAESTRO E ALLIEVO

Scambio poetico tra il  Maestro Yogarishi Dr. Swami Gitananda Giri in risposta alla poesia del suo maestro Kanakananda Brighu.

Quando Swami Gitanada prese i diksha (l’iniziazione spirituale), il suo maestro Swami Kanakananda gli fece come regalo una poesia scritta a mano su un foglio di carta. Era intitolata ‘ Una collana di perle’. Lo Swami Gitananda racconta: “Appena la lessi, capii esattamente il vero ruolo di un Maestro nella vita. Il mio cuore era così ricolmo della manifestazione di questa consapevolezza che scrissi di getto sul retro dello stesso foglio un abozzo dell la mia prima poesia. La poesia si intitolava ‘Il gioielliere delicato’ e la scrissi nel giorno del mio tredicesimo compleanno.”

Quella poesia voleva essere l’espressione dell’amore sublime tra discepolo e maestro.

ASTRING OF PEARLS by Swami Kanakananda Brighu

In consciousness I view the band

Of Faithful who around me stand.

With knowledge deep that I alone

Can join these scattered gems inone:

For they’re a wreath of pearls, and I

The silken cord on which they lie.

Tis mine theirinnermost soul to see.

Unlocked is everyheart to me.

To me they cling, onme they rest

And I’ve a place inevery breast:

For they’re a wreathof pearls, and I

The silken cord onwhich they lie.

La risposta del Maestro Swami Gitananda:

THEGENTLE JEWELLER by Swami Gitananda

In consciousness, we feel you near

With you, there’s Peace Eternalhere,

Such tenderness floods O’er eachone,

This Infinite Love withheld fromnone.

We may be gems, unhewn it’s true.

The Gentle Jeweller. Friend, areyou.

With gladness, hearts are openedwide,

That you may come and look inside,

Teach us how to mend our ways

And serve you best for all our days:

We may be gems, unhewn it’s true.

The Gentle Jeweller, Friend, areyou.